Daniele Ferretti: dalla “strada” ai più prestigiosi palcoscenici internazionali

Un musicista a tutto tondo che è riuscito a comunicare il suo messaggio musicale grazie al suo talento
Daniele Ferretti non è solo una delle tante stelle del firmamento musicale, ma un vero e proprio pianeta artistico, la cui orbita, in continuo movimento, si segue con difficoltà.
Dopo aver girato in lungo e in largo tra New York e Madrid ora la sua orbita è tornata in Italia ed è per questo che ho avuto il piacere di averlo qui in redazione. Capelli al vento e occhi blu. Quando lo incontro, scopro un ragazzo forbito e pacato nella sua eloquenza nonostante la sua popolarità.
Classe ’81, ascolano di nascita ma trasferitosi poi a Sant’Egidio alla Vibrata, scopre la musica da giovanissimo grazie alla passione trasmessa dal papà e comincia alla tenera età di dieci anni lo studio da autodidatta della chitarra classica. Una passione sempre viva e crescente che lo spinge ad affinare la propria tecnica affidandosi per due anni a lezioni private, raccogliendo i frutti dei propri sforzi con esibizioni in diversi locali della zona. Il processo di evoluzione continua fino al passaggio alla chitarra elettrica, anche se il vero colpo di fulmine lo ha per la musica Bossanova brasiliana frequentando seminari e stage in tutta Italia con gli artisti più affermati del genere, come Irio De Paola.
Ma al giovane Daniele la realtà locale e più in generale quella italiana gli stanno strette. Da qui l’idea di trasferirsi a New York per definire maggiormente la sua personalità musicale e far emergere a pieno il suo talento. È questa la vera svolta per la sua carriera, la prova che una nuova stella della musica è cominciata a brillare. Una luce cosi folgorante che ha illuminato perfino il prestigioso Blue Note, vero e proprio tempio della musica jazz dove solo pochissimi musicisti italiani hanno avuto l’onore di esibirsi. Un curriculum arricchito ulteriormente da prestigiose collaborazioni con artisti di fama internazionale quali Peter Erskine, Stephane Guillaume, Romero Lubambo, Mike Stern, Stanley Jordan, Toninho Horta, Elin, Rosa Passos, Vinicius Cantuaria, Toquinho e importantissime esibizioni al The Bitter End, locale storico dove ha debuttato Bob Dilan, al Boom, al Cachaca jazz’n samba club, allo Smalls e nel The Zinc Bar che ne hanno affinato sempre più il suo linguaggio musicale fino a farlo diventare uno dei maggiori esponenti italiani di chitarra LatinJazz.
Tutte queste esperienze, che per qualsiasi altro musicista rappresenterebbero un punto d’arrivo, per il talentuoso Daniele Ferretti sono solo un altro momento della sua crescita artistica che culmina con l’amore per il flamenco, un amore tanto forte da spingerlo a trasferirsi a Madrid per frequentare stage con Paco De Lucia e Tomatito, vere e proprie pietre miliari della musica flamenca.
Un successo immenso, intramontabile, fatto di scelte difficili e tanti sacrifici che dal 2009 lo vedono illuminare nuovamente i palcoscenici italiani collaborando con musicisti del calibro di Rosalia De Souza una delle migliori cantanti Brasiliane in Italia e in Brasile, Toquinho, Barbara Casini, Dario Deidda, Maurizio Rolli, Martin Diaz, Paolo Fresu, Tommaso Lama, Cesar Moreno ed un disco in uscita dal titolo “Madre Tierra” con Glauco Di Sabatino e con il chitarrista argentino Martin Diaz. Un già ricco palmares impreziosito dall’insegnamento in svariate scuole musicali e dalla partecipazioni al Festival del cinema di Venezia, alla trasmissione “Brasil” su Rai Radio Uno e al Festival Ho Jazz Be Good come componente del gruppo di Peter Erskine.
Oltre al grande artista, scopro anche un Daniele senza freni e senza peli sulla lingua che mi racconta di quanto sia piatto e svilente il conservatorio che da un lato ti lascia sì tecnicamente perfetto ma allo stesso tempo ti fa perdere il sentimento e l’espressione. E quando gli chiedo cosa consiglierebbe ai giovani che vogliono seguire la sua scia, mi risponde secco e deciso: “Fuggire per non tornare. La musica vera è altrove”.
Forse la sua è una scomoda verità, quella che fa comunque la differenza, quella che paga. Una verità da prendere come sprono per creare, come lui stesso sostiene, dei veri e propri corsi musicali nelle scuole per far crescere tutti quei giovani che sognano di brillare come sta brillando il nostro Daniele.