Negli anni ’80 appellativi famosi ed accattivanti sono stati dati alla Val Vibrata come Valle dell’ Eden, Brianza del sud. C’era a quei tempi un boom economico di estrema rilevanza tanto che specialisti italiani ed internazionali avevano parlato di modello adriatico di sviluppo. Poco è rimasto di quell’ epoca d’ oro quando le speranze e le concretezze marciavano di pari passo e la produzione polisettoriale aumentava in quantità e qualità. Ma pochi seppero interpretare questo fenomeno come spazio provvisorio e limitativo rispetto ad un grande progetto che invece aveva bisogno di adeguate strategie politiche e sociali. Tra i fondatori dell’ Ente Autonoma di Sviluppo Val Vibrata mi adoperai a fondo per posizionare il nascente processo vibratiano verso linee mediatiche locali ed internazionali, ma era evidente che tutto sarebbe crollato in assenza di solide politiche di sostegno. Mi sembrò fondamentale porre l’ accento sulla omogeneità della nostra area tentando una unificazione amministrativa che potesse tenere assieme i comuni intorno ad una piattaforma di consolidamento per il risparmio sui servizi e come cabina di regia. Alla fine degli anni ’70 parlai di Città Territorio e questa mia provocazione fu ben accettata concretizzandosi negli anni successivi grazie all’ acume di alcuni sindaci illuminati. Fu un evento epocale.

In Italia era stata fondata la più grande unione dei comuni e questo risultato diede inizio ad altre forme associative in molte regioni del nostro paese. Ma l’ Unione nacque incerta e zoppa sotto parecchi punti di vista. La giunta esecutiva non doveva essere formata solo dai sindaci. La loro presenza, pur se autorevole, ha creato spesso troppi contenziosi politici e di corrente creando una giunta fragile considerando i risvolti delle crisi comunali. Lo statuto consortile doveva prevedere un riassetto urbanistico dell’ area in una visione totalizzante dei problemi prevedendo un unico piano regolatore intercomunale.  E’ assurdo che ogni comune abbia un piano urbanistico disarticolato dal contesto di area. Prendiamo ad esempio la costa con Martinsicuro, Alba Adriatica e Tortoreto oppure Nereto e Corropoli piuttosto che Sant’ Egidio ed Ancarano. E’ illogico che questi paesi non abbiano strategie urbanistiche comuni considerando che sono tra di loro vicinissimi con potenzialità e problemi comuni. Non hanno più senso le strade comunali: ogni comune ha una manutenzione precaria e non legata alla viabilità dei paesi confinanti. Manca assolutamente una pianificazione di servizi. Il primo sindaco che si alza vuole il posto di polizia, lo stadio, le scuole, il distretto sanitario ecc. . Andava predisposto invece un piano programmatico dei servizi in modo tale che tutte le amministrazioni avrebbero lottato all’ unisono per averle senza i soliti esasperati campanilismi.

La Val Vibrata ha bisogno di programmazione di attività culturali soprattutto in estate quando un coacervo di iniziative staccate l’ una dall’ altra si combattono a vicenda dando una pessima immagine. Non è stato mai messo a sistema l’ enorme patrimonio artistico, archeologico ed intellettuale che potrebbe essere una grande risorsa per il lavoro. Il fiume Vibrata è stato sempre abbandonato a se stesso senza un minimo di intervento strategico. Le aste fluviali sono insicure e sono ricettacoli di ogni sorta di rifiuto mentre l’ acqua, quando c’ è, è nauseabonda. Sarebbe necessario l’ istituzione di un Magistrato delle acque com’ è assolutamente necessario istituire l’ Osservatorio Permanente Val Vibrata capace di monitorare tutta l’ area in tutte le sue componenti. Le conclusioni di questo mio intervento si trovano, oltre che nelle premesse, su un dato fondamentale: la nostra è una zona ad alta vocazione turistica e produttiva con parecchie disfunzioni di carattere aggregativo per cui bisogna costruire un organismo che sia sicuramente strumento per razionalizzare i servizi con una regia capace di costruire la Città Val Vibrata svincolata dagli anacronistici campanilismi e che dia paternità al cittadino vibratiano.

Questa analisi va compiuta soprattutto adesso alla luce delle ipotetiche aggregazioni delle province che potrebbero istituzionalizzare le Città Territorio come enti intermedi tra regioni e comuni. Domanda finale: abbiamo una classe politica capace di capire e di realizzare quanto detto e di ritrovare la Valle Perduta?

 

 

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