RISPUNTA IL FASCIO LITTORIO FRA I ROVI DEL SALINELLO

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“Firmava” le opere di bonifica contro la malaria. Le alluvioni lo hanno riportato alla luce

 A cura di Alfonso Aloisi

 Fascio su argine fiume Salinello (1) 1Nella prima metà del ‘900 molte zone dell’Italia erano interessate dal fenomeno dei terreni acquitrinosi e malsani che generavano malattie come la malaria ed altre meno aggressive, ma ugualmente pericolose come la leishmaniosi che una volta veniva chiamata “censo”. Quando si presentava nella forma cutanea, i contadini usavano bruciare le ulcere della pelle con l’incenso, procurando in tal modo cicatrici indelebili. Chiamata anche “Bottone d’Oriente” o “Bottone di Damasco” perché sulla parte della pelle colpita forma una papula che poi si ulcera. L’Italia era percorsa in lungo ed in largo da zone insalubri fonti di morte e di gravi situazioni sanitarie. Così nel  1923 fu avviata la cosiddetta ‘bonifica integrale’ sostenuta dalla Legge Serpieri (n. 3256 del 30 dicembre dello stesso anno). Furono fondati consorzi di bonifica gestiti e finanziati dallo Stato, attivi sia per la bonifica di aree paludose e malariche che per la gestione del patrimonio silvo-pastorale. Nel progetto rientrò anche la zona della Val Vibrata con la costituzione nel 1931 (regio decreto 9 aprile) del Consorzio di Bonifica Vibrata, Salinello e Tronto con sede in Nereto con potestà su un’area vasta  pari a 35.581 ettari. Facevano parte del comprensorio i comuni di Tortoreto, Alba Adriatica, Sant’Omero, Mosciano Sant’Angelo, Bellante, Corropoli, Giulianova, Nereto e Torano Nuovo. Durante lo svolgimento della propria attività il consorzio si occupò della realizzazione, l’assestamento e la manutenzione di strade di bonifica, conservazione di ponti e lavori di sistemazione idraulica. L’Ente fu soppresso con delibera di giunta della Regione Abruzzo n. 799 del 7 aprile 1997 e le sue funzioni e competenze passarono al Consorzio di Bonifica Nord – Bacino del Tronto, Tordino e Vomano. Una delle prime intenzioni dal neo costituito Consorzio fu proprio quella di bonificare i territori percorsi dal fiume Salinello. Corso d’acqua a regime torrentizio posto a confine tra i comuni di Giulianova e Tortoreto e, se vogliamo, la linea di demarcazione sud della Val Vibrata. L’opera idraulica, grandiosa per il periodo, fu posta in essere proprio per evitare alluvioni derivanti dai probabili ricongiungimenti dei fiumi Tordino e Salinello. InFoto Fascio argine fiume Salinello 5 tal modo fu debellata la malaria ed anche la zanzara del censo fu sconfitta per sempre. Qualche tempo fa le proteste dei residenti nella parte giuliese, impauriti dell’atteggiamento minaccioso del fiume, hanno fatto si che il letto del Salinello fosse riportato all’interno del suo alveo naturale. Nel corso dei lavori di ripristino dei luoghi (protezione dell’argine e riattivazione della parallela strada sterrata del lungofiume), dai cespugli di rovi è spuntato il bassorilievo di un ‘fascio littorio’ con data 1924. Lo stesso è parte integrante di un più ampio intervento teso appunto a bonificare la zona a sud del corso d’acqua. Così il regime fascista firmava le opere di pubblico interesse. Dopo novanta anni il manufatto è ancora lì, ottimamente preservato e conservato. In tanti lo avevano dimenticato, ma i lavori di manutenzioni hanno riportato alla luce un pezzo del passato non proprio recente servito soprattutto a rinverdire ricordi, storie ed aneddoti d’altri tempi.

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