A cura di Luca Tomassoni

Alba Adriatica ferita dall’ inquinamento. Un dramma che si ripete da 4 stagioni per colpa di tanti

13 TERRITORIO Foce Vibrata ALBA (2)Il generoso mare che la bagna e la fa campare, Alba Adriatica se lo porta dietro anche nel suo nome. Quasi a portarle fortuna, il toponimo scelto dai suoi cittadini nel 1956 lo ha conosciuto praticamente tutta l’Italia, tanto che nei decenni era diventata celebre per la sua capacità turistica. Quello di ritrovarsi all’ improvviso senza mare è un dramma impossibile pure da immaginare. Eppure, quando a Ferragosto del 2010, una distesa di pesci morti invase la foce del torrente Vibrata ed i genitori di decine di piccoli turisti presero d’assalto i pronto soccorso della zona, la sensazione di aver perso quel mare che tanta fortuna aveva portato ad Alba Adriatica, cominciò a serpeggiare.

La conferma giunse nelle analisi delle autorità, che parlavano di un’incredibile concentrazione di batteri fecali, centinaia di volte oltre i limiti per la balneazione e di azoto ammoniacale assolutamente fuorilegge vicino alla foce del Vibrata. L’emergenza fu poi superata con fatica e la città ripartì riprendendosi la sua Bandiera Blu, nonostante il grave danno di immagine. Ma nonostante la quiete del 2011, era appena iniziato un dramma senza fine che, a suon di divieti di balneazione, è tornato a farsi sentire con numeri più modesti nell’ agosto del 2012, fino a scoppiare nella stagione estiva appena lasciata alle spalle. A luglio di quest’anno, infatti, il nuovo volto dell’emergenza: batteri quattro volte oltre il limite, ma diffusi per quasi due chilometri di costa, fino a raggiungere, a sud, il mare di Villa Fiore, fino a quel momento lasciata in pace.

Questa l’emergenza nata dai controlli effettuati sul mare l’8 luglio e poi rientrata 48 ore dopo. Ma a settembre c’è stato spazio anche per altri due divieti temporanei di balneazione. Nel 2010, comunque, il ruolo dell’antagonista se lo era preso il torrente Vibrata, con il suo depuratore alla foce troppo piccolo per la grande affluenza estiva lungo la costa, ma anche con i resti vivi di uno sviluppo economico, lungo tutto il suo corso, sorto in maniera scriteriata e troppo spesso senza scrupoli. Da qui lunghe polemiche, la proposta di un “contratto di fiume” come soluzione, l’avvio di lavori per ampliare il depuratore della foce e infine il progetto di crearne uno nuovo. E poi ancora il trattamento anti-inquinamento con l’uso di enzimi e l’impegno degli operatori turistici di tenere sotto controllo il mare con analisi quasi quotidiane. Ma nel 2013, il nuovo volto del dramma ha portato ad una consapevolezza inaspettata: anche gli albensi possono aver favorito i casi di mare inquinato, dopo la scoperta di scarichi fognari abusivi presenti in due abitazioni su cinque.

E così l’antagonista non è più soltanto il solito Vibrata malato, ma anche quello sviluppo edilizio, sorto di pari passo con il boom del turismo dagli anni 60 in poi, che oggi regala, ad Alba Adriatica, scorci di palazzine costruite una sopra all’ altra. Un dramma nel dramma. E mancano solo tre stagioni per rialzarsi di nuovo prima della prossima estate.

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