L’ABRUZZO VERDE CON POCO BIO
In Tutt’Italia nascono i distretti, da noi non ancora. La Val Vibrata qualcosa produce. Ecco perché è un’occasione da non perder
di Alessandra Di Giuseppe
La struttura geografica della Val Vibrata ha favorito negli anni l’espansione del settore enogastronomico vedendo la nascita di numerose PMI che hanno scommesso sulla tradizione e qualità dei prodotti locali.
Agriturismi ed aziende biologiche stano diventando un vero patrimonio per l’economia e per il turismo locale, limitando gli effetti della crisi di tutti gli altri settori.
Senza esserne del tutto consapevoli, la Vibrata è rinata sotto il segno del BIO, della riconversione sulla terra, la nostra terra.
Uno sguardo oltre confine e mi accorgo che in Italia esistono ben 11 Bio-Distretti distribuiti in 9 regioni.
L’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) ha promosso la costituzione dei seguenti Bio – Distretti:
- Bio – Distretto Cilento (Campania)
- Bio – Distretto Grecanico (Calabria)
- Bio – Distretto Via Amerina e Forre (Lazio)
- Bio – Distretto di Greve in Chianti (Toscana)
- Bio – Distretto del Chianti storico (Toscana)
- Bio – Distretto di San Gimignano (Toscana)
- Bio – Distretto della Val di Gresta (Provincia autonoma di Trento)
- Bio – Distretto delle Valli Valdesi (Piemonte)
- Bio – Distretto della Val di Vara (Liguria)
- Bio – Distretto Molise
- Bio – Distretto Il Piceno (Marche)
Che cos’è?
Il 4 febbraio 2009 la Commissione Agricoltura del Parlamento ha adottato il testo di legge unificato “Nuove disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola ed agroalimentare con metodo biologico”, che al Titolo III (Disposizioni in materia di organizzazione della produzione e del mercato) riporta l’Art. 7 dedicato ai Distretti biologici.
Il Bio – Distretto è un sistema produttivo a spiccata vocazione agricola ai sensi dell’articolo 13 del decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 228, nel quale è assolutamente preponderante:
a) la coltivazione, l’allevamento, la trasformazione e la preparazione alimentare ed industriale di prodotti con il metodo biologico.
b) la tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d’allevamento e di trasformazione tipiche locali.
Per l’agricoltura biologica vengono riconosciuti i soli processi produttivi certificati ai sensi della vigente normativa ed i particolare del Reg. 834/07 (e Reg CEE 2092/91) e successive modificazioni ed integrazioni.
“Un Bio-distretto è un’area geografica dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni e pubbliche amministrazioni stringono un accordo per la gestione sostenibile delle risorse locali, partendo dal modello biologico di produzione e consumo (filiera corta, gruppi di acquisto, mense pubbliche bio). Nel Bio-distretto, la promozione dei prodotti biologici si coniuga indissolubilmente con la promozione del territorio e delle sue peculiarità, per raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali” ( tratto da www.biodistretto.net).
Dal Testo Unificato Adottato dalla Commissione per i disegni di legge N° 1035, 1115 – 4 FEBBRAIO 2009 (Nuove disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola ed agroalimentare con metodo biologico) si evince che i distretti biologici sono istituiti al fine di agevolare e semplificare l’applicazione delle norme di certificazione ambientale e territoriale.
1. Il valore aggiunto del distretto biologico è nell’alta qualità ambientale che preserva i prodotti biologici da “ingerenze” quali pesticidi, inquinamenti vari, contaminazioni, OGM, ecc..
2. Restituisce all’agricoltura (biologica) una valenza territoriale.
3. Si affianca e valorizza il marchio biologico (che certifica un processo) garantendo la qualità ambientale del territorio i produzione.
La costituzione di un bio – distretto presuppone la cooperazione delle comunità locali ed una progettualità partecipativa.
E’ necessario un progetto condiviso ed è fondamentale il ruolo degli amministratori locali perché la produzione dei prodotti biologici non puo’prescindere dalla promozione e da una gestione sostenibile del territorio.
Le regioni individuano, nei rispettivi territori di competenza, le aree da destinare a distretti biologici sulla base di:
– criteri di identificazione
– obiettivi attribuiti
Come nasce un Bio – Distretto
E’ necessario avviare la procedura, effettuare uno studio di fattibilità distrettuale calcolando gli indicatori per la vocazionalità biologica :
a) socio – economici (numero di aziende, totale occupati in agricoltura, preminenza dell’agricoltura biologica, tendenza all’innovazione nel settore agricolo)
b) ambientali (aree ad elevato pregio naturalistico e paesistico con misure di tutela ambientale, fragilità ambientale, biodiversità agricola, categorie d’uso del suolo non idonee, pressioni antropiche puntuali
I vantaggi.
Ottimizzazione del sistema di certificazione e delle politiche territoriali distrettuali.
Sviluppo del marketing territoriale, della Filiera corta e del Turismo.
Favorisce l’imprenditoria giovanile.
Consente il blocco delle OMG e delle biodiversità attraverso gli impegni delle amministrazioni locali.
Introduce strumenti innovativi di governance che consentono alle comunità locali di progettare azioni virtuose territorialmente circoscritte ( la produzione di energia da fonti rinnovabili, un uso sostenibile delle reti idriche ecc..).
L’Abruzzo è considerata la regione verde d’Europa, notoriamente dedita all’agricoltura e con eccellenze nell’enogastronomia; i Bio – Distretti potrebbero essere una grande opportunità…ma soltanto quando inizieremo a rispettare e valorizzare davvero la nostra terra.