I Laika Vendetta e le zone liminali della musica

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A cura di Virginia Cichetti

Il progetto alternative rock dei Laika Vendetta nasce ad Alba Adriatica nel luglio 2011 , quando al terzetto dei Lustagroove formato già da Emidio De Beradinis (voce), Marvin Angeloni (chitarra) e Alessandro Di Salvatore (batteria) si uniscono il bassista Luca Di Filippo ed il chitarrista Marcos Cortellazzo. Fra i cinque è subito empatia: il gruppo partecipa già in agosto al MW festival di Castellina Marittima vincendolo contro ogni più rosea aspettativa.

 Laika V è il loro primo pezzo, dedicato all’ omonima cagnetta spedita nello spazio il 3 novembre 1957 a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnick 2. E’ la vendetta di Laika, il ritorno da un viaggio senza ritorno; memoria di un’ignara martire nel nome dell’umanità. Questo brano rappresenta idealmente il filo conduttore del loro primo album autoprodotto “Laika, Sylvia, Jeanne e… le altre” (Udedi, Boleskine house records), immerso in tematiche legate al mondo femminile e di coloro (umani o animali) che sono ultimi, senza difese. Emidio, cantautore del gruppo, lo definisce “una collezione di ritratti femminili”; audace e delicata nell’esplorazione dei rapporti più intimi come quello madre-figlia descritto in Mitosi. Nel disco anche immagini sonore dei luoghi vissuti, come Roma, come la terra e il mare natio; “suoni con cui sei cresciuto, che aiutano ad esprimerti. Perché il posto te lo porti in musica e parole” (Emidio).

 Si definiscono un gruppo “molto 2.0”, il web è il loro mezzo di comunicazione preferito, grazie al quale reperiscono anche i fondi per finanziare il proprio lavoro (sono stati i primi in Abruzzo ad utilizzare Musicraiser). Si avvalgono di un gruppo di lavoro giovane che si occupa della loro “immagine”, fra cui l’artista teramana Mokina che ha curato l’estetica dei loro cd ed il regista Josh Heisenberg che ha curato alcuni dei loro video.

 Proprio in questi giorni stanno registrando il loro prossimo album, “Elefanti in fuga”, con un direttore artistico d’eccezione: Manuele Fusaroli (noto anche come Max Stirner). Nel titolo del disco si cela una metafora che vuole incarnare la gioventù moderna; “nella disperazione gli elefanti in fuga travolgono ogni cosa al loro passaggio. Questo disco nasce con una cura maniacale della forma: ha una lato poetico dolce/ombroso ed un altro nevrastenico, feroce, energico e cerca un equilibrio fra le due cose costruendo sotto la rabbia la melodia e posizionandosi in una zona liminale” (Emidio). A qualcuno di loro questa parola: “liminale”, piace davvero molto. Forse perché sotto molto aspetti è rappresentativa di quanto quest’epoca stia modificando, (mettendole a dura prova), le nuove generazioni, la loro vita ed il loro esprimersi.

 Lo spazio sul quale tutto questo prende vita è il palcoscenico; “nel momento in cui siamo sollevati da terra o su di uno spazio scenico ben definito diventiamo degli animali” (Alessandro). Il palco è la zona liminale per eccellenza; il luogo in cui gli LkV danno vita a tutta la dissonanza di quest’epoca.

 Nella loro musica si sciolgono i sogni di una generazione intera: la rabbia e la difficoltà di trovare un lavoro o di costruire una relazione duratura.

 “…Ma la crisi è possibilità, è rinnovamento, una rinascita così come è intesa ad oriente, è la dea Kali allo specchio” (Emidio).

 

 

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