A cura di Virginia Cichetti

E’ nato a 25 km dal mare, a Sant’ Egidio alla Vibrata, ma la sua vita l’ha passata in gran parte a bordo di un kayak, a pagaiare fra le onde. Davanti ad un caffè Mirko Fazzini ci racconta delle sue avventure in mare aperto: ha realizzato record, sfidato oceani e ci ha confidato di avere un sogno nel cassetto.

Mirko, la canoa, il mare, come è nata questa passione?

Ho sempre amato l’acqua. A 18 anni un amico aveva una canoa e appena potevo ne approfittavo per uscire in mare. Poi ne ho comprata una mia e mi è venuto in mente di attraversare l’Adriatico.

Ci racconta di quest’idea di attraversare l’Adriatico?

E’ stata la mia prima impresa: nel 2005 con l’appoggio del comune di Grottammare partii alla volta dell’isola di Vis, in Croazia, percorrendo il 43° parallelo. Mi emozionai molto alla partenza; ero vicino allo scoglio di San Nicola, in quel momento mi resi conto che tutto era vero e stavo finalmente realizzando il mio sogno. Durante la traversata ci fu un momento difficile a causa di un temporale, pensai di non farcela ma alla fine sono arrivato. In quell’occasione ho capito che se non molli riesci a realizzare ogni cosa!

Infatti è stata solo la prima di una lunga serie di imprese…

Si, l’anno dopo ho percorso le antiche rotte dei Cartaginesi da Mazara del Vallo a Sidi Bou Said in Tunisia, per 240 km. Mentre nel 2007 sono partito dalla Corsica per arrivare a Porto d’Ercole, in Toscana.

Il cammino di Santiago è un percorso spirituale che i più fanno a piedi o in bici, cosa l’ha spinta a percorrere gli oltre 2000 km di pellegrinaggio in kayak?

Sicuramente un grande spirito d’avventura e la determinazione a raggiungere l’obbiettivo. Ci sono stati molti momenti in cui avrei voluto mollare, come la sera quando i muscoli facevano male; per fortuna i miei amici mi seguivano in camper e mi davano la carica per andare sempre avanti. Sono arrivato al santuario dopo 62 giorni, con la pagaia in mano, dopo aver attraversato il Mediterraneo da Ostia fino alla Francia meridionale, passando per il Canal du Midi fino a Bordeaux e da lì attraverso l’oceano fino a Santiago de Compostela.

Quanto ci si allena in vista di un’impresa del genere?

Sette giorni su sette, alternando l’atletica al kayak.

L’anno scorso ha ottenuto il record delle 24 ore in mare aperto. Cosa si prova a stare tanto tempo in acqua?

Il mare è il mio ambiente naturale. In quell’occasione ho percorso 163 km, le prime ore sono state molto difficili a causa del mare agitato. Certe volte bisogna far si che il corpo diventi tutt’uno con la canoa, per sentire le onde.

Sulla terraferma qual è il mezzo che preferisce?

La bicicletta mi ha appassionato in modo pazzesco. L’anno scorso ho partecipato all’Ironman di Pescara con discreti risultati.

Cosa significa essere un Ironman?

Tutti possono essere un Ironman, non è una questione fisica. E’ tutto nella testa, è la ricerca di se stessi, dell’estremo di te e di tutto il resto.

Qual’è il progetto nel cassetto?

Il giro d’Italia in kayak naturalmente! Vorrei portare un simbolo della mia terra in 100 cittadine italiane partendo da San Remo fino a Treviso.

Muovere una pagaia fra le onde può sembrare una cosa da niente ma richiede uno sforzo fisico e mentale notevole: Mirko Fazzini non è solo un atleta, è un uomo che porta il suo fisico all’ estremo, laddove si arriva solo con il cuore.

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