Di Valeria Conocchioli

20140217_150358Siamo seduti sull’argilla ed il territorio mostra la vulnerabilità

Mai quanto in questo caso è azzeccato il detto “prevenire è meglio che curare”. Conoscere il territorio in cui ci troviamo è essenziale, infatti, per evitare spiacevoli conseguenze. A far luce sui problemi che caratterizzano la nostra vallata è il geologo Stefano Tucci.

 422278_327194590659660_106361689409619_902557_797164760_nQuali sono le principali cause del dissesto ambientale di questi luoghi?

Innanzitutto si potrebbe parlare di dissesto idrogeologico poiché le problematiche maggiori sono legate a quello che è il filo conduttore di tutta la vallata, il torrente Vibrata. Questo corso d’acqua, avendo carattere torrentizio, per lunghi mesi ha portate minime o assenti che poi si intensificano in inverno o autunno soprattutto in concomitanza di precipitazioni molto intense e concentrate. Quando il torrente è in fase di piena può arrecare danni, principalmente di carattere erosivo (dissesti sui ponti, sugli attraversamenti ed erosione dei campi prossimali) come è avvenuto, durante l’ultima esondazione, nella zona del canile municipale di Alba Adriatica. L’aspetto dei problemi erosivi andrebbe preso in carico dal PSDA (Piano stralcio difesa alluvioni) che purtroppo ha un approccio quasi esclusivamente idraulico al problema invece che idrogeologico: tiene maggiormente conto del rischio alluvionale a scapito di quello erosivo. A mio parere, andrebbero riviste non solo le zone a rischio alluvione ma anche quelle a potenziale rischio erosione. Dal punto di vista pratico, i ponti dovrebbero essere protetti da sistemi antierosivi (scogliere, massicciate, opere di bioingegneria) per evitare che l’acqua mangi i terreni fondali e le sponde laterali.

Un modello a cui potremmo ispirarci è quello adottato dalla Regione Trentino che è maestra in questo genere di problemi poiché ha corsi d’acqua a carattere torrentizio e quindi erosivo.

 Il tipo di terreno può influire sul problema?

Sicuramente. Per i nostri terreni l’erosione è anche favorita dalla loro costituzione geologica argillosa e limoso-argillosa, soprattutto in prossimità della costa. È proprio qui che servirebbe lavorare maggiormente sulla protezione delle sponde e delle opere antropiche. Nella zona di foce, inoltre, non è da sottovalutare l’elevato rischio di esondazione, tanto che il Piano Stralcio inibisce la costruzione in quest’area. Ad Alba Adriatica i ponti di attraversamento (Ferrovia, Strada Provinciale e Strada Statale) possono, in caso di piena, rappresentare dei punti di occlusione del corso d’acqua e quindi a mettere a rischio alluvione alcune zone del centro abitato.

 Da quanto emerge, il problema Vibrata interessa soprattutto i comuni più a valle. Quali sono invece i fattori di rischio per l’entroterra?

Da quanto si rileva, i problemi legati a questo torrente partono dalla zona di Sant’Egidio alla Vibrata dove inizia la rottura di pendenza e dove ci sono i primi attraversamenti sul Vibrata. Da qui infatti il corso d’acqua si carica sempre più, diminuisce l’energia del rilievo e si generano i primi fenomeni di erosione ed esondazione.

Nelle zone più interne, ad esempio nel comune di Civitella del Tronto, prevalgono invece le instabilità di versante: frane ed erosioni localizzate. Ciò è legato anche alla conformazione dei rilievi e alla loro costituzione geologica: si tratta di terreni relativamente giovani, a carattere limoso-argilloso, coperti a tratti da spesse coltri colluviali, che possono dar luogo a deformazioni di tipo plastico. Le cause scatenanti o riattivanti di questi fenomeni sono soprattutto i periodi precipitativi intensi. Quando a questi si sommano eventi nevosi abbondanti, come è accaduto tra novembre e dicembre 2013, abbiamo le condizioni perfette per fenomeni di instabilità di versante. La neve consente infatti un lento assorbimento dell’acqua, di conseguenza i terreni si saturano e la pioggia che segue è l’innesco per le frane.

 Siamo quindi in balia della natura o è anche l’uomo che, come sempre, fa la sua parte?

Le frane sono sempre esistite ma l’uomo aggrava ciò che la natura fa di suo: le tecniche di coltivazione intensiva, l’aratura moderna che scassa i terreni più in profondità e la lavorazione lungo la massima pendenza del versante incidono molto su questi fenomeni. Gli agricoltori, inoltre, per non ostacolare il passaggio dei mezzi e ridurre la produttività dei terreni, fanno sempre meno quei tagli sui versanti così importanti per raccogliere e regimare meglio le acque meteoriche.

 A questo punto, cosa è possibile fare per tentare di prevenire questi fenomeni?

Innanzitutto, dovremmo aumentare i sistemi di monitoraggio pluviometrici e idrometrici per capire quanta acqua cade nel bacino del Vibrata e quanta ne viene trasportata. Tutto ciò per lavorare meglio durante l’emergenza precipitativa e, a livello di pianificazione territoriale, valutare la congruenza dei Piani Stralcio (immutati da una decina d’anni) nel rappresentare bene ciò che accade durante l’evento precipitativo estremo. Bisognerebbe agire con pianificazione, monitorare e innovare costantemente l’approccio al problema con i nuovi strumenti tecnologici. È necessario ridurre il rischio idrogeologico non solo per rispettare la natura ma anche per tutelare l’uomo e di conseguenza migliorare la sua qualità di vita.

 Conoscere per prevenire dovrebbe essere quindi il nostro motto per salvaguardare il territorio su cui “siamo seduti” e proteggere vite ed attività locali.

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