Autore: Dr. Fabio Irelli

Le emozioni sono composte sia dagli umori sia dagli affetti: l’umore è un’emozione senza oggetto intenzionale che caratteristicamente si prolunga nel tempo, mentre l’affetto è un’emozione diretta a un oggetto intenzionale che generalmente ha una durata più breve. In questo senso, la disforia è un umore caratterizzato da tensione, irritabilità, nervosismo che la persona non sa spiegare, mentre la rabbia, anch’ essa caratterizzata da un simile stato d’animo, è indirizzata però su un oggetto specifico che è colto come la causa della rabbia stessa.

E’ proprio dalla dialettica tra umori e affetti, vale a dire da quel bisogno che l’uomo ha di interrogarsi sui suoi umori per trasformarli in affetti, dotandoli quindi di una causa evidente, che possiamo comprendere le principali funzioni delle emozioni: tenerci agganciati al mondo selezionando specifiche modalità di azione, guidarci nella comprensione delle azioni altrui e infine nella conoscenza di se stessi. Proviamo a capire perché. Immaginiamo di entrare in una stanza poco illuminata e di scorgere qualcosa in un angolo.

Potremmo chiederci: “È un serpente o un pezzo di corda?” Mentre i nostri pensieri oscilleranno tra le due possibilità, saremo paralizzati nella nostra decisione, vale a dire esplorare la stanza o fuggire via? Sarà il nostro coraggio o il nostro timore a farci scegliere l’una o l’altra ipotesi, permettendoci in tal maniera di tornare ad agire superando la paralisi del dubbio. Le emozioni, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nel trasformare l’ambiente da luogo in cui ogni stimolo-oggetto ci appare come spoglio di qualsiasi funzione e quindi d’interesse e senso, a luogo in cui viene generata la possibilità di percepirlo come rilevante per i nostri scopi, attraente o repellente, buono o cattivo, determinando conseguentemente il nostro agire.

Anche la possibilità di comprensione delle azioni altrui, in un mondo sociale molto complesso come quello umano, è fondata sulla capacità di risuonare con le emozioni degli altri, cioè sulla riproduzione involontaria e implicita di ciò che l’altro prova nel compiere quella certa azione. Tra l’altro la base biologica di questi fenomeni è stata scoperta, non molti anni fa, in una popolazione di neuroni chiamati, appunto, “neuroni specchio”. La riflessione sulle mie emozioni, infine, è la via regia per la conoscenza di me stesso, infatti, sono le mie emozioni che mi informano che quella è una mia azione nel senso etico del termine, cioè essa non è solo compiuta da me, ma fa parte della mia identità o viceversa possono farmi sentire che tra ciò che io sembro essere agendo in un certo modo e ciò che sento di essere c’è una sostanziale differenza. Sì, le emozioni rappresentano la bussola della nostra esistenza.

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