QUANDO I ROMAGNOLI GIOCAVANO A MONOPOLY

Hanno comprato terreni paludosi da noi e costruito alberghi sulla costa vibratiana. Ecco chi sono
STEFANIA MEZZINA
Gli albergatori dell’Emilia Romagna negli anni ‘60 scelsero di investire sulla costa abruzzese. Alcuni per via dell’opportunità che dava loro la Cassa del Mezzogiorno, altri, in quanto innamorati del territorio. Tra le realtà ricettive storiche, a partire da Martinsicuro verso sud, c’è l’Hotel Olimpic, situato sul lungomare Italia, a Villa Rosa di Martinsicuro. E’ l’attuale proprietario, in prima linea nell’attività, Riccardo Silenzi, a raccontarci la storia dell’albergo. “L’Olimpic è nato negli anni ’60, era di proprietà dell’avvocato Dondi e negli anni ‘80 venne acquistato dalla famiglia Ricci, anche loro romagnoli come me e già attivi all’Hotel Eden di Alba Adriatica. I nuovi proprietari demolirono l’Olimpic nel 1985 e nel 1986 fu rifatto ex novo. Io lo acquistai ad aprile del ’90”, forte della mia esperienza nel settore, avviata nel 1952”. L’investimento di Riccardo Silenzi non è collegato alle opportunità della Cassa del Mezzogiorno, quindi a fondi perduti o mutui ad interessi favorevoli; “fu nel 1989, per la presenza della alghe, a Rimini, che mi scattò la molla e il desiderio di cambiare zona – spiega l’albergatore – un territorio che conoscevo e apprezzavo, essendo venuto negli anni ’70 ad Alba Adriatica in quanto ero amico del proprietario dell’hotel Excelsior, Marocchi. Una volta presa la decisione, nel 1989 venni a Villa Rosa, appoggiandomi ai signori Baiocchi, che avevano un albergo, il Boston di Alba Adriatica, e cominciai a cercare la struttura ideale e la mia scelta cadde sull’Olimpic”. Ha qualche anno in meno, l’Hotel Maxim’s, situato sullo stesso lungomare di Villa Rosa. Nasce negli anni ’69, per la forte volontà dell’emiliana Franca Solieri, e il taglio del nastro avvenne il 28 maggio 1971. A raccontarci cosa portò la madre a compiere questo investimento è la figlia Manuela Malavasi, attuale proprietaria con il fratello Claudio: “mia madre non aveva assolutamente esperienza nel campo turistico, in quanto la sua attività era centrata nel campo della maglieria, a Carpi”. Ed è proprio il lavoro di maglieria della signora Franca il filo conduttore che porterà alla nascita del Maxim’s, in questo caso grazie all’opportunità fornita dalla Cassa del Mezzogiorno. “Tutto nacque perché mia madre veniva nel territorio a portare lavoro ai façonisti della Val Vibrata- spiega Manuela Malavasi – la zona le piaceva e ogni estate vi trascorrevamo le vacanze. Fino a quando volle acquistare il terreno per costruirci una casa. Ma l’area si rivelò molto grande rispetto al necessario, e così optò per la realizzazione di un albergo e per costruirlo ha usufruito della Cassa del Mezzogiorno, anche se si è sempre lamentata di aver ricevuto il finanziamento solo dopo l’ultimazione dei lavori, portati avanti grazie al lavoro della maglieria. In ogni caso, mia madre non si è mai pentita della sua scelta e ha considerato l’albergo come un terzo figlio. Per 10 anni a fine stagione siamo tornati a Carpi, per poi tornare all’avvio dell’estate ma ad un certo punto ci siamo stabiliti qui. Successivamente abbiamo acquistato il lotto a fianco, utilizzato come parcheggio auto e campo da tennis e piscina. Quando abbiamo aperto esisteva il lungomare e le strade limitrofe non erano asfaltate; la spiaggia era ricca di canneti e per arrivare al mare bisognava camminare a lungo”. Manuela Malavasi ricorda bene l’Hotel Olimpic, e pure lo Chalet Maria, altra realtà storica di Villa Rosa, di proprietà di Maurizio, cioè Maurizio di Romagna, che ancora lo guida, e ricorda anche gli hotel Corallo e Haway. “Anche queste realtà erano di proprietà di romagnoli – ricorda – il Corallo lo è tuttora, mentre l’Haway è stato venduto”. Ad Alba Adriatica, è l’hotel Excelsior a risalire agli anni ’60, anche in quel caso il proprietario era un romagnolo, Marocchi, l’hotel Riccione è nato grazie ad una famiglia di emiliani, mentre l’hotel Boston ha visto la luce per volontà di Cesare Baiocchi di Rimini. La storia, seppur diversa in quanto Luigino Marconi non era romagnolo, può essere raccontata anche attraverso lo Chalet Gigino, stabilimento balneare ai confini tra Alba Adriatica e Tortoreto; a cavallo tra gli anni ’50- ’60, fu fondato da Luigino Marconi, detto Gigino, scomparso nel 2012, a 84 anni. Con il fratello, Gigino gestiva chalet e una pensione. Poi divisero le due realtà ricettive, e Gigino tenne solo lo stabilimento balneare, che negli anni ‘60/’70 era frequentato dal ballerino e coreografo americano Paul Steffen, con un nugolo di artisti al seguito e che successivamente fu venduto All’epoca c’era il Punto G, che allora si chiamava la Lucciola, e ancora, Maristella, Garden e Conchiglia. Tutto ciò quando molte strade erano ancora imbrecciate e i lampioni issati su pali di legno.