A cura di Valeria Conocchioli

CIPPO 639Foto Cippo 639 Sant’Egidio e Maltignano

Uno dei confini più importanti d’Italia, quello tra lo Stato Pontificio e il Regno Borbonico, attraversava orizzontalmente tutta la penisola con direzione est-nord-est, partendo dal Mar Tirreno (alla foce del fiume Canneto) fino a scendere verso l’Adriatico attraverso i territori di Valle Castellana, Civitella del Tronto, Sant’ Egidio alla Vibrata e Maltignano, per terminare poi al ponte di barche di Porto d’Ascoli.

A segnalare la linea di confine laddove non c’erano fiumi o strade, erano i cippi (colonnette) in pietra calcarea, travertino o tufo in base al materiale più presente nel territorio.

Ogni colonnetta, alta 100 o 142 cm, era formata da un fusto, uno zoccolo (cornice di base) e un radicone (basamento ancorato al terreno), ricavati da un unico masso di pietra. Il peso della colonnetta poteva variare dai 5-6 quintali ai 9-10 per quelle più grandi. Per quanto riguarda la fase di costruzione del cippo, dopo che il materiale era stato ridotto a una prima forma grossolana, il fusto veniva “bocciardato” con un martello a piccole punte piramidali usato per rendere ruvide le pietre da selciato od ornamentali. Poi, attraverso uno stampo già predisposto, venivano incisi gli stemmi, il numero d’ordine e l’anno di posa (1846 o 1847). Gli stemmi erano il giglio borbonico per la parte rivolta verso il Regno di Napoli e le chiavi decussate (a croce di sant’ Andrea) di San Pietro per la parte che guardava verso lo Stato Pontificio. Infine, sulla parte superiore del cippo veniva scolpita una linea (spezzata o retta) indicante la direzione della colonnetta precedente e di quella successiva.

Per quanto riguarda il numero d’ordine, in base al trattato sottoscritto nel 1840 tra i due Stati, i cippi dovevano essere 686, numerati progressivamente dal Mar Tirreno al Mar Adriatico, invece la numerazione effettiva arriva a 649 perché alcune colonnette hanno lo stesso numero seguito da una lettera maiuscola.

I cippi inoltre non venivano posti sempre ad una medesima distanza ma si seguiva la conformazione del terreno e la presenza o meno di corsi d’acqua.

Si narra che con l’unificazione d’Italia molti cippi vennero rimossi dalla loro posizione per dissotterrare il testimone, una medaglia di ghisa recante gli stemmi dei due Stati, che si trovava sotto il basamento della colonna.

Tra i cippi principali della nostra zona, è possibile segnalare i seguenti:

n. 616 nei pressi dell’ingresso al centro storico di Civitella del Tronto;

n. 617 presso il santuario di Santa Maria dei Lumi a Civitella del Tronto;

n. 624 in Via del Campetto, località confini, a Villa Lempa (Civitella del Tronto);

n. 639 al confine tra Sant’ Egidio alla Vibrata e Maltignano;

n. 640 davanti la chiesa antica di Sant’ Egidio alla Vibrata.

È forse tempo di riflettere sul perché pezzi di storia nazionale e locale vengano troppo spesso abbandonati a se stessi, trasformandosi quindi in rovine, invece di essere valorizzati e divenire anche un’attrattiva turistica.

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1 thought on “Un viaggio tra i cippi di confine

  1. Sarebbe bellissimo riproporre un percorso ciclopedonale lungo gli antichi cippi di confine, come si è riusciti a fare per la Francigena o per gli antichi tratturi.

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