IL DIO ARISTEO FA DI COGNOME SEGHETTI

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SEGHETTI LEONARDODivinizzato da produttori e degustatori, il prof di Agraria ci guida alla scoperta dell’albero della Bibbia

 Di Stefania Mezzina

Gusti l’olio anche solo ascoltando chi lo decanta. Può mai un fluente eloquio scatenare sapori e profumi? Sentir parlare Leonardo Seghetti succede. E’ come portare al palato una fresca spremuta di olive. Pasteggi l’olio mentre lui recita il “cantico” delle drupe.  E’ impossibile non innamorarsi dell’olio, del suo profumo, del suo sapore e della sua qualità. Impossibile quando si ha davanti una persona appassionata e competente, quale è il professor Leonardo Seghetti, dottore in Scienze Agrarie, docente di chimica agraria e trasformazione dei prodotti agrari, nonché di chimica viticolo enologica da 32 anni, della produzione del vino.

Una persona capace, con il suo entusiasmo, di diffondere tra i consumatori la pratica e la cultura dell’assaggio di oli d’oliva, riuscendo a far comprendere le caratteristiche che contribuiscono di qualità una produzione.

Ascolano doc, Leonardo Seghetti è abruzzese di adozione e tra i due territori mette in campo la sua passione e la sua vita. Un impegno che l’ha portato a sviluppare oltre 120 lavori di ricerca.

Ci svela come fare per riconoscere l’olio di qualità?

“L’olio ottimo deve ricordare al consumatore il profumo e il sentore del frutto e della pianta che lo ha originato, quindi sentori vegetali, e in particolare, quello dell’erba tagliata di fresco e altre sensazioni vegetali tipiche per ogni varietà di oliva, rispetto alle quali si può avvertire sentore di pomodoro, di carciofo, di cicoria, mandorla verde e altro, utili ad aprire e riscoprire i nostri sensi”.

Dica la verità, professor Seghetti: lei in realtà è nato tra gli oliveti?

Direi di si; perché a 15 anni avevo già le idee ben chiare e una passione per questo ambito,  sviluppata, ulteriormente a 18, per aver vinto una borsa di studio presso l’Istituto Sperimentale per la Elaiotecnica a Città Sant’Angelo, dove ho vissuto per 40 anni, a seguito del trasferimento della mia famiglia da Ascoli Piceno. Dove successivamente, dopo la scomparsa di mia moglie, 11 anni fa, sono tornato con i miei due figli, ma le mie radici sono anche a Loreto Aprutino nella mia casa.

La sua  quotidianità si sviluppa tra l’incarico quale docente all’Istituto Agrario di Ascoli Piceno e varie collaborazioni in ambito agricolo in Abruzzo?

In Abruzzo ho tante amicizie e ricevo continuamente attestati di stima; nel Piceno non effettuo consulenze, seppur con il mio impegno, qualche anno fa abbia contribuito a riportare in auge il Pecorino.

Parlare di Ascoli Piceno equivale a pensare all’oliva all’ascolana. Proprio con olio e olive da tavola ho iniziato il mio lavoro, il mio percorso, in particolare con l’oliva ascolana tenera; nella Dop dell’oliva ascolana del Piceno è compresa la provincia di Fermo, quella di Ascoli Piceno e quella di Teramo, fino al Vomano, considerando il Piceno antico, dal punto di vista storico. Con altre persone ho dato il mio contributo a redigere il disciplinare di produzione dell’oliva ascolana dop del Piceno, che dal 2005 ha ottenuto il riconoscimento dall’Europa e dal Ministero delle Politiche agricole.

Quindi il suo impegno è verso la salvaguardia delle varietà vitivinicole e olivicole?

Viaggio in tal senso: ci provo e mi impegno quotidianamente a fare la mia parte. Ad esempio, purtroppo nell’ambito della produzione del vino sta accadendo sempre più di voler seguire il gusto del consumatore. Sono convinto che si debba operare nel grande rispetto del vitigno e dell’ambiente, e soprattutto rispettare il lavoro dell’uomo.

Quali sono le differenze tra Abruzzo e le Marche?

Ogni suolo è frutto dell’interazione fra i diversi fattori pedologici (roccia madre, clima, vegetazione, morfologia). Si tratta di piccole differenze, soprattutto per le diverse particolarità come alcune cultivar viticolo. Ad esempio, il montonico nella zona di Bisenti e la Cultivar olivicola tortiglione presente nel Teramano.

Si ritiene un protagonista in questo settore?

Ogni giorno mi svelo un mondo nuovo. Non si può essere protagonisti quando si lavora nell’ombra e qualche volta si è sottovalutati. Ma se per essere protagonista si intende avere delle certezze, allora si, lo sono. Attualmente sto lavorando sulla ridistribuzione del reddito, ad esempio la filiera dell’oliva ascolana, e a valorizzare i territori e i prodotti degli stessi, dal  mare ai monti, con una sorta di sinergia tra le varie realtà.

Sto sviluppando la tematica delle 5 T; cioè terra-mare, tradizione-tipicità, tavola-turismo.

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