Elisabetta Dragoni, creatività e talento
Dalla moda all’ arredamento ecosostenibile
I percorsi formativi individuali, formali e a maggior ragione quelli informali, rappresentano sempre un unicum, difficile rintracciare uno standard replicabile che ci garantisca la realizzazione professionale. A distiguere le storie che decidiamo di raccontare è principalmente la motivazione che guida certe scelte.
Elisabetta Dragoni, insieme al fratello Vincenzo, è la proprietaria dell’atelier di restyling di oggetti e arredamento ACASADILILI di Alba Adriatica.
Il suo è un percorso interessante, caratterizzato dalla ricerca del ruolo lavorativo che le assomigliasse di più e, ad ascoltare le sue parole, direi che ce l’ha fatta. La formazione classica l’avrebbe probabilmente portata all’insegnamento, tutti si aspettavano questo dalla figlia del maestro Dragoni. Il caso invece le fece leggere un articolo sulla Scuola diretta a fini speciali di costume e moda, dell’Università Carlo Bo di Urbino. Il talento ha fatto il resto e quando ci si classifica quarte, su oltre cento candidati, al test di ammissione al Corso in progettismo di moda, si capisce di aver fatto la scelta giusta.
Alla formazione universitaria crede molto ed è a quell’esperienza che dà il merito di aver chiarito le sue attitudini, l’amore per la storia dell’arte e del costume sono ancora alla base del suo grande senso del colore e della creatività mai scontata. Queste caratteristiche le hanno garantito una carriera professionale di tutto rispetto e il primo incarico per Romeo Gigli l’ha proiettata subito in alto. Lavorare poi per marchi come Fornarina e Miss Sixty come coordinatrice di collezione sarebbero ritenuti punti di arrivo per molti ma qui non si sta parlando di obiettivi, più o meno prestigiosi. Questa è una storia di rispetto per la propria indole e di scelte fatte per migliorare la qualità della propria vita. L’adrenalina non è una partner ideale per tutti; come capita molto spesso la competizione e i ritmi frenetici della produzione industriale possono essere elementi vitali per alcuni ma essere totalmente stranianti per altri.
È a trentasei anni che cambia vita: il rapporto diretto con le persone, il lavoro mai uguale per dare personalità ad ogni ambiente e il completo controllo di ogni aspetto delle sue creazioni, sono le cose che le piacciono di più. In questa nuova dimensione professionale ha sicuramente ritrovato se stessa. Elisabetta non sembra una guerriera ma quella che conduce è comunque una personale battaglia contro l’omologazione e la selvaggia ed incessante produzione del nuovo. La decorazione, il restauro, sia creativo che classico, e il recupero funzionale dei manufatti vogliono affermare un concetto molto semplice: ci sono oggetti che per motivi affettivi o di pregio meritano di avere una nuova vita, anche in un’ottica di sostenibilità ambientale.