Un imprenditore che ha scelto di crescere ma senza diventare grande

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Nel quartiere di Santa Maria a Vico, nel comune di Sant’Omero, c’è un posto che sta diventando un punto di riferimento per gli amanti dei prodotti da forno e non solo. Si tratta di Fratò Bakery, un forno concepito in stile anglosassone ma che fa riferimento alla nostra migliore tradizione alimentare. Senza voler usare troppi eufemismi per descrivere quello che è semplicemente buono,  vogliamo solo raccontare un modo di lavorare che è anche uno stile di vita. La storia di Renato di Pasquale, il proprietario, non è quella di un panificatore di lunga generazione ma quella di un fornaio-imprenditore con una personale visione dei concetti di crescita e innovazione.

L’apertura del panificio dei genitori risale alla fine degli anni ‘60, quando tutto sembrava possibile, mettere su un’attività dal niente e prosperare grazie a duro lavoro, lungimiranza e ad una congiuntura economica che non aveva precedenti.  A quarant’anni da quel momento che a volte sembra una favola e dopo varie vicissitudini, Renato fa una scelta controcorrente. Mentre molti colleghi aumentano la produzione e si lanciano nella grande distribuzione, apre Fratò Bakery, una piccola realtà artigianale in una sede che è anche una scelta di cuore, la splendida casa è infatti quella in cui ha vissuto la signora Maria Pia Fratò, madre di Renato.

Le orme paterne forse non sarebbero state seguite se Renato fosse stato ammesso alla facoltà di medicina ma lui racconta quell’episodio come un’occasione. Quando matura la decisione di portare avanti l’attività di famiglia non fa l’apprendistato a bottega, che pure ha frequntato fin da bambino, decide di frequentare la scuola di panificazione di Francesco Favaron a Verona. Proprio questo genere di scelte caratterizza la carriera di Renato, non avere alle spalle una lunga tradizione gli ha permesso di pensare al mestiere di fornaio in modo meno ortodosso ma del passato recupera comunque due regole fondamentali. La prima, avere una lista di ingredienti di qualità il più corta possibile, la seconda, ripetere la produzione anche più volte nel corso della giornata, questo per ridare valore alle cose evitando gli inutili sprechi che caratterizzano altre realtà.

Il clima che si respira entrando è quello di uno spazio in cui abbiamo il tempo di prendere un caffè seduti al tavolo anche se siamo entrati di fretta , cedere poi alla tentazione di portare via uno dei  dolci in vetrina è praticamente un obbligo! Anche se con troppa nostalgia a volte guardiamo al passato, in posti come questo abbiamo un bell’esempio di come si possano coniugare tradizione e visione nuova delle cose. Alcune piccole intuizioni, dalla fratò-box alle piccole pizze di Pasqua in formato muffin sono state  geniali e introdurre i buonissimi piconi ascolani in una versione mini, grazie alla suocera marchigiana, dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno,  che sono le persone di cui dispone un’azienda a fare la differenza.

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