Trasporto di materiale radioattivo nei laboratori del Gran Sasso, nuovo esposto della Soa

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“Trasporto di materiale radioattivo nei laboratori del Gran Sasso, nuovo esposto.Il D.lgs.152/2006 vieta lo stoccaggio di materiale radioattivo entro 200 metri dalle captazioni idropotabili.Il “protocollo Lolli” fallisce sul nascere? Dichiara il Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua

TERAMO Si continua ad ignorare la necessità di imporre limiti ad alcuni esperimenti. Pochi minuti fa la SOA Onlus. che fa parte della Mobilitazione per l’Acqua del Gran sasso, ha depositato un nuovo esposto alla Procura di Teramo in relazione alle notizie apparse sulla stampa di un trasporto nei Laboratori di fisica Nucleare di materiale radioattivo proveniente dalla Francia.

Nell’esposto si ricorda che entro 200 metri dai punti di captazione per scopi idropotabili non vi devono essere stoccaggi di materiali pericolosi e di sostanze radioattive come imposto dall’Art.94 del D.lgs.152/2006. Si chiede quindi alla Procura e agli enti interessati di verificare la notizia e il rispetto di tutti gli obblighi di legge e delle procedure.

Tra l’altro il contesto unitario dell’area dei laboratori dal punto di vista della risorsa idropotabile e della sua vulnerabilità fa sì che anche se le sostanze radioattive venissero poste a 201 metri gli eventuali problemi che potrebbero derivare dalla loro presenza sarebbero praticamente gli stessi.

Abbiamo contattato alle 13:30 la ASL di Teramo che ci ha riferito di non essere a conoscenza di tale trasporto.

Avevamo fortemente criticato la cosiddetta soluzione fornita dal “protocollo Lolli” che è un pannicello caldo rispetto alle criticità del sistema Gran Sasso. Se la situazione è questa, si profila un vero e proprio flop dell’accordo dopo poche settimane.

In ogni caso il vicepresidente della Regione continua a non voler affrontare, neanche dopo la manifestazione di Assergi del 9 luglio quando centinaia di persone hanno marciato per la tutela della Montagna, la problematica dello stoccaggio di grandi quantità di sostanze pericolose al di sotto di una montagna che garantisce acqua per 700.000 persone.

Questo è il vero tema da trattare imponendo limiti ad alcuni esperimenti, se si ha veramente a cuore la tutela della montagna e della sicurezza dell’approvvigionamento idrico degli abruzzesi.

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