A cura di Valeria Conocchioli

Nell’ incantevole scenario dell’antica cittadina di Tortoreto si è svolta ,venerdì sera 16 agosto, la tredicesima rievocazione storico-medievale del Palio del Barone (o Palio de lo Barone). Tra le vie di questo suggestivo borgo medievale si sono rivissuti la visita alla Baronia di Tortoreto del Vicario di Federico II e i successivi festeggiamenti organizzati per l’occasione dal Barone Roberto di Turturitus.

Lunedì sera, durante la serata inaugurale al Lido di Tortoreto, alla presenza del Barone, della Baronessa e di tutta la corte, è stato presentato il Drappo della vittoria di questa edizione. Sono stati inoltre consegnati come omaggio al Signore i doni della terra: il vino perché il suo nettare ci disseta; l’olio in segno di consacrazione; il grano, il frumento che alimenta il nostro corpo; la terra perché ci dona i suoi frutti e l’acqua perché è sorgente di vita.

Venerdì sera invece, per le vie del centro storico hanno sfilato in costume moltissimi gruppi storici, tra cui le delegazioni ospiti dei Palii storici di Castel di Luco, Grottazzolina, San Severino Marche, Acquaviva Picena l’Aquila e, direttamente dalla Quintana di Ascoli Piceno, gli sbandieratori di Porta Solestà. Dopo la sfilata del lungo corteo, composto da dame, cavalieri, paggi, giocolieri, trampolieri, uomini di chiesa, prigionieri, falconieri, draghi etc., è iniziato l’incalzante spettacolo dei giochi medievali (taglio del tronco, sfida a duello, tiro alla stazza…). A contendersi il drappo della vittoria e a sfidarsi nei giochi, i due storici rioni di Tortoreto: quello di Terravecchia, color bianco-azzurro, rappresentato dalla tortora e quello bianco-verde di Terranova, poi vincitore, con l’emblema del corvo. A conclusione della serata è stato poi inscenato l’indimenticabile “incendio della Torre”.

Tra le vie della cittadina, ad allietare la serata hanno contribuito numerosi mercanti e mestieranti dell’epoca e i vari spettacoli tra cui il combattimento e la suggestiva morte di Clorinda per mano dell’amato Tancredi, sui versi della Gerusalemme Liberata di Tasso:

 

…ma ecco omai l’ora fatale è giunta

che ‘l viver di Clorinda al suo fin deve.

  Spinge egli il ferro nel bel sen di punta

che vi s’immerge e ‘l sangue avido beve;

e la veste, che d’or vago trapunta

le mammelle stringea tenera e leve,

l’empie d’un caldo fiume. Ella già sente

morirsi, e ‘l piè le manca egro e languente…

 

Una rievocazione che non smette mai di entusiasmare e lasciare a bocca aperta soprattutto i numerosissimi turisti che hanno potuto trascorrere una piacevole serata immersi in una suggestiva atmosfera medievale.

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