Teramo, insediato il nuovo consiglio provinciale

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Teramo, insediato il nuovo consiglio provinciale

Sviluppo industriale, le problematiche legate alla montagna, la realizzazione del nuovo ospedale, lo sblocco delle opere strategiche come il Ponte di Castelnuovo e la Pedemontana

TERAMO Si è insediato nei giorni scorsi il nuovo consiglio provinciale, quello uscito dalle urne nell’elezione di secondo livello il 30 marzo scorso. Durerà in carica due anni (mentre il Presidente quattro, secondo quanto previsto dalla cosiddetta “Delrio”). Diego Di Bonaventura, in premessa, ha annunciato che porterà in approvazione a breve le integrazioni alle Linee di Mandato presentate al momento della sua elezione (ottobre 2018) e che “appena dopo Pasqua, dopo aver incontrato tutti i consiglieri” provvederà ad assegnare le deleghe.

Sulle linee di mandato si è acceso un dibattito aperto dalle dichiarazioni del consigliere Mauro Scarpantonio della “Casa dei Comuni” (che è stato consigliere alla viabilità nella passata consigliatura prima di Mario Nugnes) che le ha definite: “scarne, appena accennate, poche pagine che non forniscono le indicazioni per i prossimi anni di lavoro e non soddisfano le esigenze dei territori”.

Di Bonaventura ha colto le sollecitazioni del consigliere per tracciare le integrazioni alle linee presentate: “In questo Consiglio non voglio fare politica, in questi mesi non ho mai polemizzato con le gestioni passate e pensavo che questo atteggiamento fosse stato apprezzato. Mi trovo costretto, invece, a fare puntualizzazioni che non sono nel mio stile. Pensavo di poter inaugurare il Ponte di Castelnuovo e si deve ricominciare daccapo, l’Anas ci chiede conto dei ritardi sulle opere finanziate che non partono, ci sono conflitti con le imprese; la Gran Sasso Teramano ha un debito di circa 800 mila euro e insieme alla Camera di Commercio  e agli altri soci bisogna coprirlo altrimenti gli impianti si fermeranno definitivamente; sul Natale Teramano i soldi promessi dalla Regione non ci sono; in Val Vibrata avanzano i finanziamenti dell’area di crisi mentre le imprese soffrono e sull’Arap si sono fatte scelte scellerate e oggi il Consorzio industriale di Teramo, sano, dovrebbe contribuire a risanare i debiti degli altri Consorzi, mi opporrò in tutti i modi; la ricostruzione era ferma e devo dare atto all’ex vicepresidente Lolli che mi ha ascoltato, ha ammesso che sulle nomine hanno sbagliato e si è cambiato rotta. Abbiamo fatto dialogare il sottosegretario Crimi con i nostri Sindaci e le loro richieste sono state accolte. Sulla sanità e sul nuovo ospedale non abbiamo fatto una scelta per logiche di alleanze politiche e se non diciamo subito che l’ospedale va fatto e va fatto a Piano d’Accio L’Aquila si prende tutto. Certamente integrerò le linee di mandato, lo faremo insieme, in una logica di condivisione ma se devo confrontare quello che è stato scritto in passato sulle linee di mandato e poi quanto effettivamente è stato realizzato i conti non tornano. Io vorrei uno stile diverso, meno carta e più strategia; e per me la strategia sono le grandi infrastrutture che ci rimettono al centro come la pedemontana, sono il rilancio dell’area montana con un forte patto con il mare; sono le scelte sull’impiantistica sui rifiuti paralizzate da un decennio; sono il nuovo ospedale perché altrimenti non potremo far tornare le specializzazioni di eccellenza che portano utenti e riequilibrano la mobilità passiva; sono la riconversione del Mazzini in un centro di riabilitazione che oggi non abbiamo. In una parola bisognerà fare delle scelte, quelle che non sono state fatte  negli ultimi anni.”

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