Garanzia Giovani: la Provincia chiede di rivedere le modalità di ammissione ai tirocini

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Garanzia Giovani, al via 6 mila tirocini: ecco il bando

Garanzia_GiovaniLa Provincia ha chiesto alla Regione di rivedere i meccanismi che regolano le autorizzazioni ai tirocini per garantire equità di distribuzione fra i territori e, quindi, fra gli utenti e di rifinanziare la misura per consentire a quanti sono rimasti esclusi dall’ultimo avviso possano accedervi.

 La necessità di un confronto scaturisce da quanto accaduto due settimane fa quando tutti i giovani teramani, ma non solo loro, sono rimasti esclusi dalla chiamata “a sportello” attraverso l’on line dagli ultimi tirocini di Garanzia Giovani. I Centri per l’impiego di Teramo, infatti, hanno provato a collegarsi alle 8.59, domanda rifiutata perché troppo presto, e alle 9.01 rifiutata perché già tardi. Inoltre è stato consentito che in una sola istanza fosse contenuto un elenco di tirocini da attivare: quindi chi ha avuto la fortuna di fare “click” alle 9 in punto ha esaurito tutte le risorse disponibili.

 “Sarà molto difficile far comprendere ad un giovane che ha seguito con diligenza tutto il percorso di Garanza Giovani che non potrà fare il tirocinio per un colpa di un “click” di meno fra le 8.59 e le 9.01 – sostiene il presidente Renzo Di Sabatino – queste sono le cose che fanno fuggire all’estero i nostri giovani e che rendono incomprensibile la Pubblica amministrazione agli occhi dei cittadini. Il danno è duplice: ai ragazzi e alla credibilità delle istituzioni. Istituzioni, e parlo dei Centri per l’Impiego, che in questo mesi hanno seguito passo passo questi ragazzi”.

 La Provincia ha avanzato una serie di proposte per migliorare il meccanismo: innanzitutto data l’esiguità delle risorse rispetto alle domande si dovrebbero adottare criteri che garantiscano equità di distribuzione fra i territori e, quindi, fra gli utenti. Ad esempio metà dei tirocini può essere riservata alle agenzie private (che sono quelle che hanno avuto la fortuna di cliccare alle 9 esatte) e l’altra metà ai Centri per l’Impiego delle quattro Province.

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